Cesare fui e son Iustinïano,
che, per voler del primo amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano.
(Par., VI 10-12)
Quel che fé poi ch’elli uscì di Ravenna…
(Par., VI 61)
Come è noto, Dante trascorse gran parte del suo esilio a Ravenna, traendo profonda ispirazione per la Commedia. Non gli dovettero essere indifferenti le magnifiche raffigurazioni musive ravennati dei tempi di Galla Placidia (421-450) e di Giustiniano (527-565), che per alcuni costituiscono l’esempio più prossimo alla rappresentazione del Paradiso dantesco (Paradiso, XXIII 61): il piccolo Mausoleo, eretto intorno al 425 dall’imperatrice Galla Placidia, presenta una pianta a croce greca con uno straordinario rivestimento di mosaici su fondo blu, in ottimo stato di conservazione. La più tarda basilica di San Vitale, iniziata nel 526 e consacrata alla metà del secolo, reca una preziosissima decorazione a marmi e mosaici, che culmina nelle pareti del presbiterio con il corteo dell’imperatore Giustiniano e di sua moglie Teodora. I due monumenti sono inseriti dal 1996, insieme alle altre testimonianze paleocristiane ravennati, nella Lista dei beni Unesco.
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L’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo si rimette (virtualmente) in viaggio, per disegnare, nel Settecentenario della morte, una mappa geografica dei luoghi danteschi, in un eccezionale cortocircuito tra piano reale e letterario: luoghi reali che hanno ispirato luoghi letterari e luoghi letterari che hanno dato vita a luoghi reali…
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